"L'allegria degli angoli" e l'Italia degli indignati

Un lavoro stabile e una vita normale. Sono questi i desideri di Lorenzo, il protagonista de “L’allegria degli angoli”, il nuovo romanzo di Marco Presta, edito da Einaudi (pp.256 €18.50). Presta, autore e conduttore de “Il Ruggito del Coniglio”, storico programma in onda sulle frequenze di Radio2 (in coppia con Antonello Dose), torna in libreria dopo il successo raccolto con “Un calcio in bocca fa miracoli” e “Il piantagrane” – entrambi editi da Einaudi – con un romanzo incentrato sulla precarietà dei tempi moderni, narrati mediante la voce ironica e spiazzante di Lorenzo, un geometra 32enne e disoccupato, costretto a vivere ancora con la madre, la signora Michelina.

Presta tesse con cura un libro comico eppure decisamente serio, capace di fotografare le conseguenze della crisi e la privazione dell’autostima derivanti dall’assenza di un lavoro, di un futuro.

Un libro decisamente attuale. Cos’è “L’Allegria degli angoli”?

«Rappresenta il fatto che bisogna disperatamente cercare una via d’uscita, se possibile allegra, anche quando la vita ti chiude in un angolo, proprio come accade a Lorenzo, un ragazzo disoccupato che perde il lavoro e ha difficoltà a trovarne un altro. Questo, purtroppo, è il grande problema del nostro paese ed essendo papà di due ragazzi adolescenti non posso esimermi dal domandarmi cosa accadrà in futuro. Attualmente, la situazione è disperata».

Lorenzo è un uomo comune, un eroe positivo che fa del buon umore la propria zattera di sopravvivenza…

«L’ironia, per fortuna, è un’arma affilata, necessaria per noi italiani e fortunatamente la natura è stata generosa con le dosi. Ci permette di sopravvivere ad una quotidianità faticosa, molto faticosa, e soprattutto ci consente di trovare il lato positivo nelle cose e di perdonare i torti subiti».

La precarietà incrina anche la vita di coppia, come accade a Giorgio, coetaneo di Lorenzo. Adriano Celentano canterebbe “chi non lavora, non fa l’amore”?

«Chi non lavora, purtroppo, non fa tante cose. L’assenza di lavoro priva dell’autostima e senza quella è difficile persino avere un sano rapporto sentimentale perché ti senti inadeguato a tutto. Minare la dignità è la cosa peggiore che si possa fare ad un essere umano ed è inaccettabile che ciò accada in un paese civile».

Nel libro sottolinea come la parola “crisi”, in questi anni, abbia cambiato accezione.

«La crisi non è più l’emergenza in Italia. L’anomalia è il benessere, la felicità, specie per i giovani. Crisi dovrebbe significare un periodo eccezionale mentre da noi, è tutta una crisi: economica, dei valori, del lavoro. La crisi è diventata istituzione, la sepoltura all’ottimismo».

Lorenzo in cerca di lavoro accetta di vestire i panni di un improbabile faraone. Cosa accade?

«Diventa un osservatore della realtà che lo circonda, racconta l’Italia e incappa anche in una storia d’amore. Naturalmente la più sbagliata possibile. In questa situazione paradossale, prende coscienza del tempo che sta vivendo e lo aiuta a trovare il coraggio necessario per maturare ed essere se stesso».

Ogni mattina, a Radio2, sente il polso degli italiani. Crede che Renzi meriti la nostra fiducia?

«Ne abbiamo viste talmente tante negli ultimi trent’anni…proviamo pure questo. C’è uno scetticismo tangibile nell’aria ed è meritato, ivi compreso per Renzi. Lui è assai più giovane della media ed è molto attivo, fa molta polvere. Ma questo sarà l’inizio del cambiamento o ci attenderanno altre macerie?»

Lei cosa crede?

«Sono portato a pensare alle macerie. Ma facciamolo lavorare, anche perché alternative non ne abbiamo in questo momento».

Ai suoi figli consiglierà di lasciare l’Italia?

«Vorrei che continuino a studiare, senza scartare l’ipotesi di andare via dall’Italia. Anche se come papà, l’ipotesi mi terrorizza».

È meglio ridere delle cose che non vanno o sarebbe più giusto incazzarsi?

«L’indignazione la dobbiamo recuperare. Ormai ridiamo di tutto e non prendiamo più nulla sul serio. Se cominciassimo ad incazzarsi, forse, tante cose non le accetteremmo più».

Francesco Musolino La Gazzetta del Sud, 13 dicembre 2014 

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